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Il Panathlon Club Venezia e la Luna - 70 anni d’impegno nello Sport-

Aggiornamento: 12 giu 2021

Con il proprio comunicato stampa, il Distretto Italia del Panathlon Club ha con precisione riaffermato gli ideali panathletici e i valori a essi collegati e diffusi in tutto il mondo.

Il movimento panathletico che nacque a Venezia quel 12 giugno 1951 fu un’intuizione geniale inserita in un momento storico e sociale del nostro paese ben definito.

Lo sport in quel tempo era considerato come veicolo di riscatto ed era vissuto con schiettezza e vero sentimento popolare. Era lo stadio, come qualsiasi altro campetto di periferia, il luogo collettivo dove si vivevano e cavalcavano le emozioni. Il bar, il totocalcio, la piazza erano i luoghi indistinti delle discussioni. La calle, il campiello, l’oratorio, le strade polverose si trasformavano in centri di svago, ma anche di agonismo senza freni. E poi la radio con “Tutto il calcio minuto per minuto” un appuntamento che metteva in moto simultaneamente migliaia e migliaia di apparecchi. E, infine, la televisione con “La domenica sportiva” a testimoniare gli esiti sportivi della giornata. E poi la stampa di diversi quotidiani sportivi nazionali: Corriere dello Sport, Tuttosport, La Gazzetta dello sport che, in uno dei paesi a più basso indice di lettura dei giornali, dice molto sul comportamento sociale nei confronti dello sport. E, non ultime, le mitiche figurine Panini, compagne di viaggio e di gioco, che finivano a pacchetti nelle tasche dei ragazzi dell’epoca più che sull’album da completare.

La vita quotidiana negli anni ’50 del secolo scorso era fatta di poche cose: spostamenti a piedi, colazioni e merende di latte e pane, un solo cambio di vestiario, che veniva sostituito solamente quando rammendare non bastava più, e le scarpe risuolate più volte prima di essere buttate via.

Venivamo dalla guerra e dalle sue miserie e, nel novembre del 1951, non ci siamo fatti mancare pure le catastrofi naturali, come l’alluvione che mise in ginocchio sia Venezia sia soprattutto tutto il Polesine.

Allora non c'era la Protezione Civile; l'assistenza immediata che si poté prestare agli alluvionati fu fornita dalla Croce Rossa Italiana. Furono mesi duri, ma il boom economico era alle porte e si guardò oltre con tanta speranza.

L'auto Fiat "Topolino" nuova di zecca era un lusso e, solo chi poteva, si permetteva frigoriferi e televisione.

A Venezia i bambini giocavano nei campi, le scorribande di corsa si svolgevano lungo le calli fuori da casa: quattro calci al pallone e, d’estate, a nuoto lungo i rii o i canali.

La Rari Nantes, una delle più datate società di nuoto di Venezia, ha svolto per molti anni le proprie attività nelle acque della Laguna. Giancarlo Paulon, socio del nostro Club e “memoria storica” del nuoto veneziano, racconta di aver cominciato a far le prime bracciate a otto anni e di aver vinto a venticinque anni la prima gara nella piscina “Passoni”, che era costituita, afferma l’ex nuotatore azzurro, da «pali distesi in acqua che separavano la piscina dal canale della Giudecca».

E’ proprio agli inizi degli anni ’50 che lo sport comincia a suscitare grandi entusiasmi e a innescare dibattiti e polemiche. Folle immense si riversano lungo le strade del Giro d'Italia quando corrono Gino Bartali e Fausto Coppi. In fondo, nel 1949 all’Italia e a Cortina d’Ampezzo erano stati assegnati i Giochi Olimpici Invernali e nel 1955, sempre al nostro Paese e a Roma in particolare, saranno assegnati quelli Estivi del 1960.

E’ in quell’Italia che nasce il Festival di San Remo, è l’Italia di Modugno che allargava le braccia e cantava” Volare”, sull'onda del miracolo italiano in cui il numero di nascite raggiunge livelli record e bisogna pensare ai servizi sociali e all’istruzione delle nuove generazioni.

E’ l’Italia che comincia a fare i conti con una nuova gioventù, la generazione ribelle, quella che in fondo si è beccata la musica migliore e ha vissuto l’età d’oro del rock and roll, leggendaria e irripetibile.

E’ in quella società in evoluzione che prende corpo e si sviluppa il progetto dei padri fondatori del Panathlon, all’inizio Rotary degli sportivi “Disnar sport”.

E la Luna? Cosa c’entra con il Panathlon? E’ noto a tutti che la prima conviviale si è svolta all’Hotel “Luna e Baglioni” di Venezia.

In fondo una grande ispirazione richiede un luogo e un nome appropriato.

Giacomo Leopardi, il cui pastore vagante, ne “Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, si chiede: “Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?”, vede la Luna come una presenza amica e consolatrice, musa ispiratrice di sentimenti ed emozioni. E alla Luna si rivolse anche Papa Giovanni XXIII, già patriarca di Venezia in una serata memorabile del 1962 in cui regalò a tutti i bimbi del mondo la più dolce carezza di sempre: ” Si direbbe che persino la Luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo... Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”.

Insomma, se con Galileo la Luna è diventata un universo conoscibile, se con il Papa è diventata icona di dolcezza, con Armstrong è diventata un universo concretamente esplorabile, ma da sempre e per sempre la Luna sarà, per tutti gli uomini, un astro narrante, ispiratore e armonioso che racconta dell’universo sconfinato e della sua immensa armonia, del tempo e della sua regolarità, dello spazio e della sua profondità. Così lo Sport, in tutte le sue accezioni e variabili, è la melodia composita del nostro pianeta, capace di connettersi direttamente al nostro cuore. E’ a questa infinita melodia che il Panathlon s’ispira da settant’anni per le sue innumerevoli azioni.

Auguri Panathlon Club di Venezia, auguri Panathlon International.

“Guardavo, alla luce della luna, quella fronte pallida, quegli occhi chiusi, quelle ciocche di capelli che tremavano al vento, e mi dicevo – Questo che io vedo non è che la scorza. Il più importante è invisibile” (Antoine de Saint-Exupéry)

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